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martedì 30 aprile 2013

Buon Compleanno Mamma

Verde. Verde speranza.
Colorerei il mondo di questo verde intenso; vorrei che questo colore toccasse il mio cuore, la mia testa, e mi trasmettesse speranza. Speranza di uscire dalla malattia, speranza di non fare più pasticci col cibo, speranza di trovare la forza per uscire, speranza di tornare normale, speranza di poter praticare uno sport...speranza di uscire dal tunnel.
Speranza. Quella che mi manca oggi.
Oggi è il compleanno di mia mamma , e si festeggia al ristorante. Mangiano cena, loro. Perchè io sto a casa, io non ci sarò. Non potrei mai immaginarmi seduta al tavolo di un ristorante, con davanti a me mille portate diverse. Sarebbe come un incubo.
Mi sento una schifo. E' il compleanno di mia madre e io non ci sono.
Ricordo il suo scorso compleanno. Avevo mangiato per festeggiare una fetta di crostata. Me la ricordo quella torta, era stra colma di marmellata, e io non sono riuscita a tenermi e l'ho mangiata. Dopo sono andata in crisi, trattenevo a stento le lacrime, anche perchè eravamo a casa di amici.
Tornati a casa, io scoppiai in lacrime davanti a mia mamma, lei mi chiese perchè, e io le risposi che era per quella fetta di torta, che l'avevo mangiata solo per farla felice, solo perchè era il suo compleanno, solo per vederla sorridere e festeggiare.
Non era così. Io l'avevo mangiata perchè mi privavo di tutto e non sono resistita.
Davanti a questa risposta mia mamma si mise a piangere, mi diceva di smetterla, e io le rinfacciavo che era colpa del suo compleanno se ora ero in lacrime, se sarei ingrassata, e che dovevo assolutamente eliminare il casino che avrebbe potuto fare quella torta.
Lei piangeva, anche perchè , col senno di adesso, capisco che non ero lucida, non ero io a parlare, ma era la malattia in persona, pronta a sputare veleno sulle persone alle quali voglio bene.

Questo ricordo rimarrà con me. Fa parte di me. E spero che sta sera sia una bella serata.

lunedì 29 aprile 2013

Anche se piove c'è il sole

Ma che bel tempo oggi...odio la pioggia e la nebbia :(.
Però nonostante questo tempo semi invernale, oggi ho qualcosa di molto positivo da scrivere.
Sta mattina sono andata a scuola a trovare la mia classe; sono uno splendore le ragazze, le ho viste molto diverse da alcuni mesi fa, molto più mature. Mi ha fatto tanto piacere stare quelle due ore con loro, e ancora più piacere mi ha fatto provare il fatto che la mia prof di francese mi abbia fatto fare la verifica di comprensione orale insieme alle mie compagne. Così per provare ovvio.
E per me è stato bellissimo,  perché mi sono sentita parte della classe, come se in realtà avessi solo saltato qualche settimana di scuola. Mi mancheranno tanto le ragazze il prossimo anno...adesso però non ci penso ancora perché cadrei nella tristezza totale, e invece adesso tornerò ancora a trovarle.
E questo pomeriggio vado a casa della mia amica S. Una ragazza della mie età che abita in paese...
Se non ci fosse lei penso che sarei perduta...ha tanta di quella pazienza con me. È stata lei la prima ad avvicinarsi a me dopo il ricovero, e piano piano è riuscita a farmi aprire di nuovo e a iniziare ad uscire un po'. È una persona speciale, molto paziente, sempre sorridente, comprensiva.  E con lei riesco a essere me stessa, a parlare delle mie titubanze, delle cose che mi fanno imbarazzare.
Mi sento Io quando sono con lei. Le ho detto di quanto sono rimasta indietro nei rapporti sociali, e allora lei sta cercando di convincermi a uscire con il suo gruppo. Io vorrei ma poi mi blocco, perché ho paura di essere ridicola agli occhi degli altri.
Lo scorso giovedì mi ha fatto una sorpresa,  mi ha portato in un shopping center e abbiamo fatto shopping insieme...è stato bellissimo; ci siamo comprate un vestitino uguale, solo di due gradazioni di azzurro diverse, il mio è molto puffoso! Però se lei non mi convinceva a provare quel vestito, sarebbe rimasto appeso al manichino...e poi me ne sarei pentita.

La ringrazio tantissimo per tutto quello che sta facendo per me.

Ora vado...buon pomeriggio a tutti ♥

domenica 28 aprile 2013

la libellula

Un po' di tempo fa ho deciso di volermi fare un tatuaggio,  il problema stava nel soggetto di questo.  Ma l' altro giorno mi è passata davanti agli occhi l' immagine di me bambina, che andavo a pescare le trote con mio padre,  e sopra le nostre teste volavano delle libellule. Ed ecco cosa voglio tatuarmi, una libellula... e in più,  oltre a piacermi,  ha un significato per me profondo...


Simbolo di coraggio, libertà e maturità -Un’animale leggero che vola con le sue ali colorate da un fiore all’altro, vicino all’acqua di fiumi e stagni: la libellula è sicuramente un simbolo intramontabile del mondo animale nonché uno degli insetti più tatuati sia da uomini che donne. Sono tanti i significati legati alla libellula molti dei quali presi dalla cultura giapponese che vede in questo animale il simbolo del coraggio, della forza e della gioia. Rappresenta anche la libertà, la leggerezza e la maturità e spesso viene tatuata per sottolineare un momento di cambiamento nella propria vita: quando cioè si passa dalla spensieratezza della gioventù al’equilibrio della vita adulta.

Mi piace, vuol dire anche un po' di fortuna....visto che ho fatto il carico di sfortuna in questi anni,  magari è un segnale che mi avverte che qualcosa cambierà.  Lo spero. 

sabato 27 aprile 2013

la strada è scelta

Da oggi inizia una nuova strada, quella della vita, che mi è stata negata per quattro anni e mezzo dalla malattia.
Sono guarita? No.
Sto meglio? Abbastanza.
Ho fatto passi in avanti? Si.
Forse, in alcuni momenti ho assaporato il gusto della vita; attimi strani, intensi, istanti che hanno lasciato in me una piccola luce
Una piccola speranza.
Camminerò per questa strada buia, andrò avanti.
Nessuno mi dice che non avrò più inciampi, cadute
Nessuno mi dice che sarà facile affrontare la vita
E io per prima ne sono cosciente.
E riparto,  però con la consapevolezza di sapere che cos' é davvero l'anoressia
So a che punto può spingere le persone,  inconsciamente ma lo fa.
So che cosa significa essere i  trappola, anche perché tutt'ora lo sono,  ma con la speranza di rompere piano piano queste sbarre.
Da sola?
Certo che no. Oggi avrò già un incontro con una psicologa che non conosco.
In ambulatorio a Torino sarò seguita da una psichiatra e dalla dietista.
Non sono sola. Ho le persone che mi vogliono bene accanto, e da loro mi verrà la forza per andare avanti.
Devo farcela.
Perché voglio vivere.

venerdì 26 aprile 2013

La mia grande tappa è conclusa

Oggi è finito il mio percorso.
Finito con malinconia ma soddisfazione per il lavoro fatto. Perché mi sento cambiata, sono cambiata dentro e fuori, anche come aspetto fisico. Prima mi curavo di meno, un po ' di trucco,  orecchini sempre gli stessi, capelli sempre raccolti in uno chignon perché secchi e spenti...ora, ho ricominciato a curarmi e mi piaccio anche di più.  Va beh, forse sto ho quasi esagerato?
Mi sono rifatta l'armadio con vestiti abbastanza alla moda,  maglie scollate, pantaloni attillati...ma adesso faccio sempre attenzione ad abbinare lo smalto alla spilla dei capelli, o al vestiario, o alle scarpe. E poi...adoro truccarmi. Cambio trucco quasi tutti i giorni così come gli orecchini; già penso di essere una maniaca di orecchini perché ne ho davvero tanti.  Così come i trucchi...truccarmi mi rilassa parecchio, starei ore a colorarmi il viso. Poi ho deciso anche di cambiare colore degli occhi...visto che porto gli occhiali, adesso è da mesi che vado avanti a lenti a contatto colorate...hl già provato il blu, il viola, il grigio, il turchese...diciamo che gioco sul mio viso.

E poi...sono cambiata dentro. Ho ancora mille dubbi e insicurezze. Ma di passi in avanti ne ho fatti...per me prima già solo parlare con una figura più adulta d importante di me mi metteva agitazione e disagio.  Invece adesso non ho più problemi a entrare a contatto con medici e insegnanti, non provo più panico e inferiorità.
Poi ho capito che le emozioni non devo tenerle dentro, ma devo parlarle. Io sono libera di esprimere le mie idee e le mie emozioni...quindi invece di reprimerle per poi stare male dentro, dovrei sforzarmi di tirarle fuori. Mi sono aperta, ho aperto gli occhi e ho capito che quello che voglio fare è  vivere,  vivere una vita da diciottenne,  divertirmi con gli amici, fare cazzate. Voglio sentirmi libera dall'ansia di sentirmi inferiore agli altri, non accettata....quando molto spesso sono io quella  che tende ad isolarsi perché ha paura di non essere giusta. Ma poi c'è un giusto?
Non credo. Si è giusti così come si è.  Ogni persona ha pregi e difetti, e di solito il pregio migliore tende a farsi vedere e quindi a distinguere una persona da un'altra, a renderla unica.
Oggi mi sono sentita dire più volte che sono una persona fantastica, davvero bella dentro  , una grande persona. È la prima volta che qualcuno me lo dice guardandomi negli occhi e con le lacrime agli occhi.
Per me è stato un momento fantastico,  io non mi sono mai reputata una bella persona.

E con il naso rosso per le lacrime e un sorriso sulle labbra, finisco questo distacco, questo mio pezzo di vita. Prendo ora in mano la mia vita e vado avanti.
Continuerò a vedere le ragazze del gruppo, per me loro sono un dono, un tesoro che mi è stato dato da non so chi,  ma ringrazio questo qualcuno perché anche loro mi fanno andare avanti, e io cerco di incoraggiarle. Spero di poter condividere le cose con loro, anche se non frequento più il dh. Ma quanto gli voglio bene?
Vi voglio bene

giovedì 25 aprile 2013

Che nottata ragazzi

Sono in un supermercato...sono circondata da dolci e biscotti, alcuni mai assaggiati perchè sono stati prodotti dopo essermi ammalata, e altri erano i miei cibi preferiti di quando stavo bene. Ho iniziato a mangiare; molte cose devo dire, ho fatto un'abbuffata con la A maiuscola. 
Ho mangiato i biscotti pan di stelle, le merendine pan di stelle , le camillle della mulino bianco, i cerealix, i biscotti oro saiwa con le gocce di cioccolato, gli abbracci della mulino bianco, le barrette kinder, i kinder cereali. Poi mi sono bloccata, oddio cosa stavo facendo? cavolo.
Sono uscita dal supermercato, voglio tornare a casa immediatamente, non riesco a controllarmi. Vedo il pullman della gtt avvicinarsi a me, deve essere quello che predo sempre per fare il tragitto Torino Alba...ma aspetta, adesso sono a Torino, ma sul pullman spicca la scritta Torino Cibo. chiedo gentilmente all'autista quando passa il pullman per Alba , e lei, con un sorriso strano mi dice che non passa.
Oddio, come faccio?
Sono in trappola. Sono nella città devo mi abbuffo e vado dove c'è solo del cibo che devo fare??
Immediatamente mi ritrovo a casa mia, coricata nel mio lettone, mi alzo e corro verso la stanza dei miei genitori; non accendo le luci perchè ci vedo al buio. ma arrivo solo fino a metà corridoio.
Mi ritrovo di nuovo nel mio lettone, mi rialzo, corro nella stanza dei Miei...trovo solo mio padre. Allora gli chiedo dove sia mamma. Lui mi dice che non sa. Ma vedo la luce accesa in cucina. Apro la porta e vedo mia madre con un sorriso stampato sulle labbra, lo stesso che aveva l'autista.

Mi sveglio affannata, sudata. Era un sogno, solo un sogno, un incubo.
Non so cosa sia successi durante il sogno, ma mi sono ritrovata senza tutti gli orecchini ( sei) e senza il peircing al naso... come ho fatto a togliermi tutte queste cose mentre dormivo?
Ora mi sento rincoglionita. Vorrei coricarmi e dormire fino a domani mattina...
Pochi giorni fa, mi sono ritrovata a lamentarmi del fatto che era da molto tempo che non sognavo...beh dopo sta notte posso dire di aver recuperato tutti i sogni persi.
Ho avuto un incubo assurdo, bruttissimo...
Sembra impossibile come la mente giochi con le mie paure...forse è stata una manifestazione della mia agitazione per la dine del dh.
Ma vi assicuro che è stato un incubo.
Ora vado a prendermi qualcosa per il mal di testa.
Mi sento come se un trattore fosse passato sopra di me.

mercoledì 24 aprile 2013

la stanza arancione

H. 10 .00 am

Sono in day hospital.
Oggi la mattinata è libera,  ovvero dedicata ai colloqui individuali.
Mi ritrovo a fissare ed osservare costantemente la stanza;  questa stanza nella quale ho passato sei mesi della mia vita, volati veloci,  dove quotidianamente si svolgono le terapie di gruppo: dai gruppi di psicoterapia,  alla musicoterapia,  a, laboratorio creativo e quello di lettura.
Queste mura rimarranno impresse nella mie mente come una fotografia; mura di colore arancio, un arancione tenue e non acceso che trasmette molta tranquillità.
Alle pareti sono attaccati diversi segni lasciati da noi ragazze: cartelloni,  foto, quadri. A destra abbiamo appeso. I cartelloni creati da noi ragazze come sceneggiatura per quel famoso spettacolo di raperonzolo. La bacheca è piena di nostre foto,  sia passate che recenti.
Davanti a me ho il cartellone "siamo passati da quà", con tutte le firme delle ragazze che hanno frequentato il dh. Tra poco ci sarà anche il mio nome su quel cartellone.  Sempre davanti a me ho l'orologio,  punto di riferimento per tutte le attività e dei quadri realizzati con tante piccole pietre,  sono dei mosaici, e su uno c'è scritta la parola Libertà.
A sinistra ho quell'armadio pieno di colori,  tempere,  spugne, fogli colorati,,perle per gioielli.  Tutto per dare libero spazio alla nostra fantasia.
Dietro di me spicca la foto di gruppo in bianconero e nero.

Perché descriverci questa stanza?  Perché per me è stata la seconda casa per sei mesi. Perché li ci ho pianto, ho riso,  ho scherzato,  ho condiviso con medici e ragazze cose molto intime.

Il mio luogo preferito del dh è l'entrata, dove ci sono tre divanetti blu, con sopra tutti cuscini colorati. Di solito è il luogo dove prendiamo il caffè.  Mi ricordo che me ne sono innamorata il primo giorno...quell' angolo ha qualcosa di speciale e magico.  Ma non so cosa.

Da adesso sapete anche come era fatto il luogo dove ho passato i miei sei mesi

martedì 23 aprile 2013

il soggetto della foto

Ed ecco che mi ritrovo nuovamente a fissare la mia immagine allo specchio,  che strano.
Ricominciano le mie mille "paturnie": cosce grandi,  fondo schiena troppo sporgente, le ossa che non si vedono più molto. Almeno le spalle quelle le accetto ancora,  quando facevo nuoto erano enormi a causa dei muscoli,  così come le mie cosce.
Io mi vedo così,  grassa diciamo, e poi guardo i pantaloni che ho appena comprato che non sono scuri ma a fantasia. Li guardo e so che non sono nemmeno un 38, hanno l'elastico per regolare la circonferenza della vita,  sono da bambina .
Li fisso e mi dico "certo che sono stretti"".
E il nuovo golf? Mi è grande pure la taglia più piccola, mi cade addosso.
Quanto è maledetto quello specchio, quanto mi e ci inganna ragazze e ragazzi.
L'unico modo che ho appreso nel tempo per capire veramente come sono fisicamente è la fotografia.  Ovvio che anche davanti ad una fotografa il mio occhio cade subito sul dettaglio delle cosce,  e poi mi passo tutta allo scanner, da testa a piedi.
Non nego6 che ci sono alcune foto del passato delle quali mi vergogno,  quelle foto risalgono alla scorsa estate,  poco prima del ricovero. Ero troppo magra, il viso scavato e stanco,  il sorriso equivaleva ad una smorfia, gli occhi spenti be persi nel vuoto,  anche loro, come il soggetto della foto.

lunedì 22 aprile 2013

tac tac tac tac tac tac

Tac tac tac tac tac tac tac...
Sono le 3.49 am.  E io non riesco a dormire.
Il rumore delle gocce che cadono sul balcone mi stanno tenendo compagnia.  In passato questo rumore mi faceva dare di matto, ma ora è l'unica cosa ad essere ancora sveglia....

Ieri sono andata da R. Una mia compagna di scuola e grande amica. Diciamo che in prima e seconda superiore,  eravamo legatissime, cercavamo sempre una scusa per sgattaiolare fuori dalla classe e farci i nostri giretti nei corridoi, tranquille tranquille.
Era un periodo in cui ero ancora non maniaca del perfezionismo, e quindi qualche cosa di divertente lo facevo ancora.,,.
Ieri pomeriggio abbiamo parlato tanto...mi sono fatta aggiornare sulla  scuola,  sulla sua vita privata,  e poi mi sono aperta e le ho parlato un po' del mio percorso di dh ormai quasi a termine.  E lei, con parole dolci e rassicuranti,  mi ha dato un po' di forza per affrontare il dopo,  e mi ha detto che posso andare a trovarla tutte le volte che voglio. È stato un bel pomeriggio, e abbiamo anche fatto merenda insieme,  guardando clio make up in televisione.  È stato un momento spensierato quello,  nel quale ho pensato che la tranquillità esiste ancora,  sono io che non so viverci dentro...
Non riesco a vivere tranquilla,  ho sempre ansia per qualsiasi cosa,  dalla più banale alla più semplice.  Proprio il fatto di dover affrontare alcune cose mi mette in ansia,  o meglio, sono una maga nel mettermi l'-agitazione addosso. Vivo le situazioni sempre solo a metà,  perché o sono preoccupata per qualche sintomo della malattia  o perché ho paura di apparire ridicola, oppure provo paura del giudizio altrui.
Dovrei imparare a fregarmene del giudizio delle altre persone.  Infonde io so quanto valgo, e anche chi mi sta intorno e mi conosce lo sa.
Quindi perché preoccuparsi di cosa pensano gli sconosciuti?

domenica 21 aprile 2013

Il bastone tra le ruote

Beh, potrei scrivere che va tutto bene e che mi sento pronta ad affrontare una nuova settimana...
Ma non va tutto bene...
Sono tre giorni che scoppio in lacrime davanti a mia madre... perchè mi sento una bugiarda.
Le ho chiesto scusa per tutti i mesi dello scorso anno, passati a dire che volevo guarire, che volevo uscire dalla malattia, prendere almeno un chilo...mentre in realtà l'unica cosa che interessava a me era trovare modi per restringere e perdere peso...perchè volevo essere magra, volevo essere al limite e mantenerlo, volevo che quelle maledette gambe diventassero fini...
ho preso in giro tutti...i miei genitori, le mie sorelle, alcune mie amiche, la psicologa, i medici, me stessa... tutto perchè l'unica cosa della quale necessitavo era la magrezza...
Lei mi ha ascoltata, e mi ha detto di stare tranquilla, perchè è una fase della malattia, e che capisce che non era tutta volontà mia quella di mentire.
E ieri è arrivata un'altra mazzata... non mi hanno rilasciato il foglio di idoneità alla visita per la patente...pensare che sembrava tutto perfetto. Il medico di base aveva scritto che non prendevo medicinali, ha solo scritto che soffro di dca ma che il 26 aprile avrei finito il percorso...
io al medico di ieri ho detto che sono guarita, che non prendo medicinali, ma lui mi ha risposto che anche se sono guarita è una cosa troppo recente...
ho mentito lo so, ma in bene ...
E così sono crollata. Ieri sera dovevo andare a una festa ma non ho fatto altro che piangere fino alla sera, e quindi non mi sono sentita di partecipare...avevo una faccia da paura e il mio stato d'animo non era di buona compagnia. E in più avevo paura di abbuffarmi davanti al cibo.

La malattia mette sempre il bastone nelle ruote, in qualsiasi cosa.
"Basta basta basta, non ce la faccio più lo vuoi capire?
mi hai rovinata e mi stai rovinando, mi stai ostacolando, mi stai facendo lottare ogni giorno contro me stessa fino allo strazio, perchè tu stupida dannata vuoi farmi tornare indietro. Stai giocando sulla mi paura di finire il dh, perchè so che sarà difficile tenerti lontana, tenere lontane le tue brutte grinfie...
Mi fai schifo. non smetterò mai di ripeterlo.
Cosa mi hai insegnato?
A dire bugie, a essere cattiva, a ingannare gli altri, mi hai portata all'autolesionismo, mi hai portata in una gabbia buia e mi hai mangiata piano piano...
Non te ne accorgi che adesso è ora di smetterla?
Muori schifosa, muori".

sabato 20 aprile 2013

parole sussurrate al vento

Salve a tutti!
Mi sto dilettando nella compilazione dei test psicologi lasciatomi da Torino,  in previsione delle dimissioni. Che palle questi test...li ho già fatti mille volte...quando sono entrata in ambulatorio,  quando sono stata ricoverata, quando sono stata dimessa, quando sono entrata in day hospital e adesso che devo uscire. Sempre le solite domande, dove vado in tilt nel crocettare le risposte, e nel ritrovarsi a rispondere alle stesse domande, fatte però in modo diverso...
Tolta questa piccola parentesi,  i miei pensieri sono talmente tanti, che non riesco a capirli.
Sono triste e malinconica per il day, contenta per il pomeriggio che passerò oggi con mio papà,  emozionata per la visita per la patente che mi aspetta nel pomeriggio,  speranzosa di riuscire a passare la visita. Agitata per la festa di compleanno alla quale parteciperò sta sera...E il resto?
Non riesco a comprenderlo. Vuoto e pieno totale. Pfh solita emozione bruttissima.








Piena di emozioni tanto da essere apatica
Piena di rabbia da vomitare a parole, ma non c'è la dott. O., non c'è la dott. B. ....non posso vomitarle quelle parole
Parole forti, parole difficili da tirare fuori
Potrei sussurrarle al vento, forse lui mi ascolta
Ma non mi darebbe rimandi
Forse potrei urlarle al silenzio, ma lui non mi risponderebbe
Ma che cosa devo dire?
Non so nemmeno quelle.
Parole gettate al vento, pensieri donati a non so nemmeno chi.
Confusione,  caos,  regnano dentro me.

Guardo la mia immagine allo specchio,  e capisco che non sono ancora pronta ad accettarmi , a vivere con il mio fisico. Fisico ingombrante,  fisico troppo imperfetto.
Salvo il viso.
Anche se oggi i miei occhi sono spenti. Stanchi. Persi anche loro, in questo labirinto. Labirinto non verde speranza, ma con piante e foglie marroni, scure, dove nemmeno il sole riesce a penetrare.
Penso sia un momento di spaesamento,  ansia, , tante cose tutte insieme.
Posso dire: ma che casino??

venerdì 19 aprile 2013

Sono gli ultimi giorni questi...

È finita la mia penultima settimana di dh.
Mi sento già spaesata,  con un piede fuori.
Con tristezza ho compilato il mio ultimo menu, ieri ho fatto il mio ultimo gruppo di giardinaggio.
Stiamo lavorando ad un progetto da mesi,  che consiste nel disegnare la natura vista e sentita da noi ragazze su delle tavole di legno.
Ho visto il progetto nascere, crescere, e ora manca poco alla fine, e non lo vedrò finire.
Quando l'infermiera ieri ha detto "ragazze pensate che bello quando porteremo i vostri capolavori in giardino, sarà uno spettacolo.
Mi è venuto un nodo alla gola. Io non potrò condividere con le altre questa emozione.
Penso alle ragazze del gruppo, non voglio lasciarle,  così come le infermiere e i medici.  Sono le persone che mi hanno vista cambiare giorno per giorno.
Ricordo il mio primo giorno di dh; ansia a mille. Al momento del pranzo,  mi tremavano le mani e l'infermiera avendo notato la mia difficoltà,  mi si è seduta accanto,  mi ha messo una mano sulla spalla e mi ha detto "tranquilla, abbiamo tutto il tempo che vogliamo e ci sono io qui vicino a te".
Adesso mi succede ancora di tremare quando mangio, quando mi vedo nel piatto un cibo troppo elaborato,  ma riesco a gestire abbastanza queste crisi.
Con questo non voglio dire che mangio di tutto...magari fosse così.  Ma non lo è. Ho sempre i miei alimenti selezionati, e da quelli non mi muovo. Se nel piatto vedo tanto olio, vado nel panico, ma cerco di fare un respiro ben profondo e mi dico..."allora Faby, tu sei qui per cosa? Per guarire? Per cercare di stare meglio? Se si allora sai cosa devi fare. L'olio nella tua dieta è previsto,  quindi forza, a noi due".
Dopo ci sono sensi di colpa, voglia di restringere,  e ancora mille sensi di colpa accompagnati dalla paura di ingrassare, di prendere peso , così suona meglio...
È una battaglia si,  ma non sono l'unica a condividere queste sofferenze.
Quindi sono cambiata in sei mesi?
Penso di si.
Ho capito che non è il cucchiaino di olio in più a farmi ingrassare, non è quel pezzo di pane in più a farmi ingrassare.
Non è solo questione di cibo.  C'è tutto un mondo interiore legato al cibo nascosto talmente bene in me stessa, che neanche io riesco a trovarlo...

giovedì 18 aprile 2013

Lottate per favore

Vedere le persone che amo farsi del male con la malattia, mi fa stare molto male; mi sento impotente e non so come poterle aiutare...
Non posso dire niente a chi soffre di anoressia nervosa restrittiva e con iperattività,  perché io in primis ne sono affetta...ma cerco di stare vicino a chi ha altre sfaccettature della malattia...mi pongo come una persona pronta ad ascoltare, a provare a dare consigli, a incoraggiare. Ovvio, non voglio fare il lavoro dello psicoterapeuta,  però penso che parlare con persone che condividono le tue stesse difficoltà,  sia, per un certo verso, liberatorio...
Mi sento impotente,  perché vorrei prendere queste persone e portarle con me, come se fossero al sicuro. Ma al sicuro da chi? È impossibile.  Perché il nostro nemico e il nostro male vive nel nostro corpo.
Non so, questa sensazione di semi rabbia nel non essere in grado di aiutare le mie amiche, mi fa forse un po ' provare ciò che la mia famiglia provava mentre vedeva la mia autodistruzione in atto. Rabbia, nervoso, odio nei confronti di queste malattie complicate e schifose.

Ragazze per favore lottate. Non mollate mai.
Vi voglio bene

mercoledì 17 aprile 2013

Scrivo e strappo il foglio

Scrivo e strappo il foglio.
Scrivo e strappo il foglio.
Forse non ho niente da dire.
O forse ho troppe cose da esprimere.
Non lo so.
Ma che cosa so infondo di tutto quello che mi circonda?
Niente.
Non ho certezze, se non quella di non sapere  cosa fare della mia vita.
Se penso al futuro mi si apre un grande punto interrogativo.
Il prossimo anno,  se tutto va bene, dovrei prendere sto benedetto diploma scolastico.  Un altro anno di scuola non me lo faccio sfuggire dalle mani, intanto non ho ancora consegnato tutti i fogli necessari.
Tra poco finisco il percorso in dh, finisco i miei continui spostamenti Alba Torino in pullman.
Si concluderà un ciclo che mi ha segnata, e mi ha insegnato molte cose.
Dovrò così abbandonare quella routine,  stancante si, ma anche piacevole per la compagnia, per il fatto che prendere quel pullman per me voleva dire "evadere" dal mio nido e buttarmi nella vita adulta,  della città.
Si, mi sono molto affezionata alla città.  Adoro il clima che vi è,  oddio è caotico si, ma molto dispersivo,  hai tutto ciò che desideri alla portata di mano, vedi visi sempre diversi, persone strane, artisti di strada.
Vedi persone.
Io abiti in campagna, in un piccolissimo paesino, ma sono fuori dal paese di qualche chilometro. Quindi per me approdare a Torino è stato uno stravolgimento di vita, all'inizio avevo quasi paura di Torino!
Se i medici me lo permettono,  chiedo se alcuni giorni posso andare a fare qualche passeggiata nella natura. Mi piacerebbe fotografarla, questa forza  così sconosciuta .
Città e campagna, gli opposti come al solito si attraggono no?
Era questo che volevo scrivere quando iniziato il post?  Non lo so.
Ma volevo condividere con voi queste mie emozioni e considerazioni.
Penso che alla base di tutto ci sia la solita paura di cambiamento...

martedì 16 aprile 2013

pazza a chi?

Il peso sale. E l'austima scende.
Già succede così.  Roba da pazzi. Ma in fondo ce ne sono di pazzi al mondo. Io sono una di questi.
Chiudo gli occhi e inizio a immaginare una me che mi soddisfi, peccato che dovrei cambiare addirittura geni... alta, magra, gambe sottili ...si potrebbero avere? Alt Faby! Ferma l'immaginazione. Tu sei l'opposto.
Magari tra voi pensate "ragazza senza valori che da peso solo all'estetica e al cibo ".
Ma non è così. Ormai quella  che sta male è la testa. Quella testolina del cavolo, dura, che vuole fare quello che vuole lei.
Sono determinata, testarda, mi impegno in ciò che faccio, ma solo quando lo decido io. Sono un tipo diciamo... ma di valori vi assicuro che ne ho, a volte perfino troppi, e così per ogni cosa mi faccio dei problemi.
Ho il valore della famiglia, del rispetto,  dell'onestà,  e soprattutto amo chi mi sta accanto.  Non è vero che se volessi bene alla mia famiglia a quest'ora sarei uscita dall'anoressia da un pezzo. No, non è così.  Io voglio bene alla mia famiglia e a chi mi sta accanto.
Quando sono stata ricoverata, l'ho fatto si per me, ma anche per le persone che mi stavano attorno, perché ormai la malattia aveva anche tirato in ballo tutte le altre persone,  vivendo così in un clima assurdo.
Chiudo gli occhi, e li riapro.  Ritorno alla realtà,  quella che tanto mi spaventa,  quella che dovrò affrontare una volta uscita dal day hospital; più forte di prima forse, o forse più cosciente... ho iniziato a percorrere la strada in salita, quella grande montagna.  Sono ancora in basso, ma dall' alto dicono che la vista sia magnifica...
Un abbraccio

lunedì 15 aprile 2013

una domenica con i nipoti

Ciao a tutti...spero che il vostro week end sia andato bene. Il mio si, nella norma posso dire.
non sono stata a casa, ma da sabato sera sono andata quà a casa di mia sorella,  con i miei nipotini.
Sabato sera è andata bene; Filippo, il più grande mi aveva già programmato la serata: abbiamo guardato il cartone animato Walle...non so bene come si scrive...io l'avevo già visto più volte,  ma con i commenti di mio nipote di sottofondo era uno spasso. Ad una certa ora però io non ho più retto e sono andata a fare la nanna, ero stanca.
I pasti sono andati bene...ho seguito il mio schema. Poi vedere i miei nipotini mangiare fa ridere, perché fanno i buffoni, si imboccano a vicenda, sono vivaci possiamo dire. Però che stanchezza, è faticoso stare dietro a due bambini scalmanati come loro. Richiedono molta energia, che io per adesso non ho ancora recuperato. Anche perché la mia è una situazione ancora di sottopeso, quindi alcune energie vengono a mancare.
Però ho passando una domenica diversa dalle altre e originale. Sono tornata un po' bambina, ho colorato con i colori a dita, fatto puzzle,  giocato con i palloncini...
E oggi vado a finire di fare da soggetto per una mostra fotografica, quindi mi fermo a Torino e dormo anche quà in città...
Ho il terrore che domani in day mi pesano,  non voglio, ho paura di aver perso, di aver preso, perché io non trovo mai una stabilità. In più,  ogni volta , vedere quel numero digitale sulla bilancia, mi si chiude lo stomaco,  inizio a sudare freddo,  vorrei scappare ma so che non posso.
La bilancia è ancora la mia nemica. Questo non è cambiato.  Quando cambierà?
Forse devo aspettare,  devo avere pazienza.  Pazienza.
Buon pomeriggio a tutti ♥

domenica 14 aprile 2013

Raperonzolo e anoressia?

Un po' di tempo fa avevo accennato alla recita che avrei fatto su Raperonzolo. Alla fine è andata bene ed è stata un successone! Devo dire che mi sono proprio divertita a recitare.
Però volevo
Riprendere questo argomento, perché questa favola si può benissimo paragonare alla malattia.
Allora, la protagonista Raperonzolo vive rinchiusa in una torre senza porta, scale , quindi non ne può uscire. È stata cresciuta dalla maga, punto di riferimento per buona parte della sua vita, è l'unica persona che conosce...poi arriva il giovane Ribaldo, che riesce a salire sulla torre, i due continuano ad amarsi e frequentarsi, ma sempre e comunque in questa torre. Raperonzolo non ne esce, anche se con il principe ne avrebbe una possibilità,  ma forse ha paura di quel mondo esterno che mai ha visto... e nella torre si illude di stare bene, perché è al sicuro nella sua campana di vetro.
Ora provate ad immedesimarvi in questi ruoli: la maga è il disturbo alimentare,  la torre è la situazione e la gabbia in cui la persona affetta da dca ne è dentro. La persona malata è chiusa in questa torre o gabbia, apparentemente pensa di starci bene dentro,  perché ha tutto sotto controllo e perché è sicura che il mondo esterno non la può ferire. Quindi sceglie di stare nella torre, anche perché non riesce a lasciare la maga, l'unico punti di riferimento che ha nella campana di vetro. Neppure il suo amore per il principe la smuove dalla situazione.  Raperonzolo quindi è schiava della situazione,  ma non è vittima, perché non prova nemmeno a ribellarsi, a chiedere di uscire da quella torre, ha paura della vita senza la maga...
Sembra quasi impossibile come una favola possa essere interpretata in questo modo e questo mi ha scioccata...anche il fatto che la madre di Raperonzolo voleva mangiare solo e unicamente i ravanelli che crescevano nel giardino della maga non è un caso; sembra un drogato alla ricerca della droga,  così come un malato di dca alla ricerca di un determinato cibo e basta...

sabato 13 aprile 2013

Chi è Faby?

Penso e ripenso.
Chi è Fabiana?
Un'anima vagante, staccata dal corpo; un corpo che non è suo.
Faby non sa chi realmente è,  è in fase di realizzazione,  e per ora non sa nemmeno in cosa.
Sono una ragazza timida, introversa, ma che se si apre ad una persona, le dono il cuore... questo è rischioso, perché il più delle volte la gente ci gioca con i sentimenti. Ma sono fatta così,  io tengo molto alle persone alle quali voglio bene.
Sono bassina, con i capelli ricci e lunghi,  il colore degli occhi direi variabile!  Questo perché uso ,le lenti a contatto colorate, e ho già cambiato più volte,  dal blu al grigio al viola.
 Odio gli addii, i distacchi, mi portano sempre ad una malinconia amara, che mi accompagna tutto il giorno. Ma nella vita esistono anche quelli e bisogna accettarli ovvio.
Ho un cagnolino, che si Chiama Luna e l 'ho presa quando è mancata mia nonna. È tenerissima e mi parla con gli occhi...

Ogni tanto perdo la speranza,
ho dei momenti in cui mi sembra di non riuscire più a combattere con la malattia...inizio a pensare che non ne uscirò, che rimarrò per sempre in questa strana , viscida bestia...e poi non so da dove,  si illumina una forza dentro che mi da un po' di speranza,  e mi dice che io devo vivere cavolo.
Quindi cado, striscio,  mi faccio male, e poi mi rialzo. Cado, e mi rialzo ancora. Più forte di prima?  Purtroppo no. Quando si va un po' indietro, la malattia riprende il possesso dei tuoi pensieri e per un bel po' continua ad assillarti in continuazione. Ma dopo una settimana, se resisto, qualche giorno sono io a vincere,  a volte anche quattro giorni di fila. Quattro giorni di fila di schiaffi alla malattia. Per me follia,  vincita,  difficoltà,  ma forza.  Forzare di andare avanti,  di guarire,  di tornare il più possibile normale.
Io lotto. Punto e basta. Ogni giorno è faticoso si, ma mi farò onore fino in fondo.

venerdì 12 aprile 2013

invidio le persone normali

Provo invidia.  È un'emozione come tante altre, ma la provo.
Quando passo per le vie, o sono ferma al terminal del pullman,  vedo le altre persone mangiare con naturalezza i gelati, toast, panini, crepes, e li invidio si.  Perché sono così tranquilli quando mangiano, hanno il sorriso sulle labbra;per loro il cibo non è un problema, anzi un piacere. E allora mi chiedo "ma perché per me non può essere così?  Perché devo avere tutte queste fisse sul mangiare? Io non riuscirei nemmeno ad addentare un piccolo pezzo di panino". E mi sento diversa,  uno schifo.  Mi maledico per il giorno in cui ho deciso in incontrare la malattia.
Vorrei anche io mangiare tranquilla un gelato per strada, passeggiando con le amiche per le vie della città,  ridendo e scherzando. E invece? Non riesco nemmeno a mangiare una cavolo di barretta ai cereali e cioccolato.
È straziante vedere che il mondo va avanti, e io non riesco ad andare avanti,  con tutta la determinazione che ho. Perché io mi impegno,  ma mi sa che la malattia mi segnerà per sempre.
In quei momenti, i miei occhi si spengono,  diventano vuoti e profondi,  carichi di emozioni... e mi viene in mente quando ero ancora sana, quando camminavo felice per la città,  fregandomene dei giudizi altrui. Io mangiavo,  mi piaceva, e stavo bene.
Poi qualcosa nel meccanismo si è rotto.
Non so cosa, ma mi ha cambiato la vita.

giovedì 11 aprile 2013

ascolta il tuo corpo

Di solito le persone tendono a dire "ascolta il tuo cuore" quando ti ritrovi davanti ad una decisione difficile da prendere.  Io cambierei un po ' questa frase, direi " ascolta la tua pancia e il tuo corpo".
Questa frase non vale solo per le decisioni.
Vorrei sapere quante persone affette da dca ascoltano il proprio corpo e le esigenze. Penso ben poche, io in primis tendo a non farlo.
Io dico di ascoltare la pancia e lo stomaco perché per me le emozioni e gli stati d'animo sono molto collegati alle sensazioni che provo nello stomaco.
A volte basta un litigio, il cattivo umore, la solitudine,  la rabbia, la tristezza,  l'ansia, a farmi chiudere lo stomaco,  e mentre sento il nervoso dentro di me che si nutre di ciò che ho nella pancia. Altre volte, invece, queste emozioni,  mi portano ad avere una fame assurda e insaziabile.
Grazie al day hospital ho cominciato a percepire quelle che sono le esigenze alimentari del mio corpo;  capisco quando mi chiede carne,   quando gradisce il pesce o la pasta...e così via.
E a volte,  so anche giustificare questi bisogni.
Adesso che capisco i bisogni, è difficile fare il passo successivo, ovvero chetarli, perché alcuni alimenti e primi i dolci, non me li concedo ancora.  Io vorrei, ma non riesco a permettermelo, la malattia su questo versante è ancora molto forte.
Quanti passi bisogna fare prima di raggiungere un'alimentazione semi normale vero?
Dal di fuori sembra impossibile che ci sia tutto questo terremoto interno legato al cibo in una persona?
Non lo so, ma c'è.

mercoledì 10 aprile 2013

questione di etichette. ..

"Fabiana rifletta, quante volte ha usato il suo disturbo alimentare come scusa? Se l'ho ha usato ovvio...".

Quante etichette mi sono presa in questi anni...
Fabiana quella che non mangia
Fabiana l'anoressica
Fabiana la fuori di testa
Fabiana la stupida.
Però la più ricorrente e quella su cui pure io ho fatto leva è Fabiana,  quella che ha problemi con il cibo...
Già. Mi riconoscevo, e a volte,  mi riconosco ancora ora,solo come Fabiana l'anoressica. Ma non lo dicevo ad alta voce, il corpo parlava per me.
Parte tutto da un disagio, che nemmeno tu conosci,  e che non riesci a sfogarlo a parole,  e allora ci si sfoga e ci si accanisce sul cibo. Cibo per alcuni maledetto, e per altri una divinità,  ma è pur sempre lui.
Ho usato la mia malattia come scusa?
Forse si. Giustificava il perché non uscivo per le cene, il perché non avevo rapporti con le altre persone,  il perché volevo essere magra. A volte, questa mia condizione, mi ha portato ad avere attenzioni che desideravo.  Cavolo l 'ho ammesso. Quanto è difficile ammettere che usavo l'anoressia come strategia per dire "guarda che esisto anche io, vorrei un po ' di attenzioni, che ora non ho".
"Voglio che voi vediate che esisto anche io".
E scomparendo sarei forse stata notata di più?  Non lo so e sapete perché?  Perché ad un certo punto si perde il senno, la concezione che si ha del mondo circostante.
Ora preferirei qualche altra etichetta. Tocca a me crearla, trovarla e prima di tutto rinunciare in parte a quella che mi ha segnato per anni.

martedì 9 aprile 2013

la parola "dimissioni"

In day hospital hanno iniziato a parlare di dimissioni.  Certo si avvicina il momento di lasciare quel luogo, un'esperienza unica che rimarrà impressa nella mia vita. Farà parte del mio vissuto, solo io so che emozioni ho provato dentro quella specie di nido, che rapporti di fiducia si sono creati con l ' equipe medica, soprattutto con le infermiere, diventate amiche...infondo io ci ho passato ben sei mesi insieme, più tempo con loro che con la mia famiglia.
Tutto lo staff e le ragazze hanno lasciato un segno nella mia persona;  da ognuna di loro ho imparato qualcosa di nuovo,  e ho anche imparato ad essere me stessa.
E poi con il gruppo sto benissimo,  sono infatti dispiaciuta per il fatto di non abitare a Torino e vederle frequentemente,  anche perché adesso le vedo tutti i giorni e sono loro a darmi la forza per andare avanti.
Non dimenticherò mai gli abbracci, i pianti, le risate, le battute fatte nei tempi liberi e non
dimenticherò mai questo mio passaggio.
Ovvio che adesso mi chiedono di progettare il mio ritorno a casa, e non so come fare...cioè non so cosa programmarmi. Che farò? 
Stare a casa non porta a buoni frutti e la cosa si è già vista, sport non posso praticarli...forse ho una speranza per la patente, se non mi bloccano a causa dei farmaci che prendo. E poi?
Vorrei tanto godermi le giornate, viverle senza lasciarmi vivere dal sintomo. Riusciró a trovare qualcosa,  ce la farò.
Mi preoccupa tanto il dopo per quante riguarda il dopo, cioè l'ambulatorio,  questo perché vuol dire essere di nuovo seguita dai medici che sottovalutando la mia situazione, mi hanno fatta arrivare al ricovero. Soprattutto con la dietista dell'ambulatorio non c'è mai stato feeeling fin da quando sono giunta in quella palazzina di tre piani.
 Ricordo ancora quel giorno. Ogni passo che facevo per raggiungere quel luogo, pensavo terrorizzata di voler tornare indietro, girarmi indietro e ripercorrere quel lunghissimo corridoio per uscire da lì.
Quei muri tutti bianchi, quei dottori che si aggiravano per il corridoio dell'ambulaturio camminando silenziosi e sicuri di se stessi, con facce tese e serie. Le ragazze ricoverate che mi passavano davanti;  tutto mi spronava a non ridurmi in quello stato, senza sapere e senza vedere che anche io sarei arrivata a esser essere ossa e pelle.
Comunque devo attuare un piano post dh.

lunedì 8 aprile 2013

È come il mare, Lei è ghiaccio.

Mi sembra ieri...
Sembra ieri il giorno in cui sono andata a comprare l'ultimo mio diario scolastico, perché ormai dovevo fare quinta. Per me era una cosa importantissima perché il mio diario è sempre stato molto particolare, colorato e personalizzato da me...ci scrivevo pensieri, frasi, citazioni...ci disegnavo sopra le faccine.  Era mio diciamo.
 Mentre foderavo i libri pensavo "questi sono gli ultimi da foderare...chissà se poi mi mancherà farlo?".
Ero pronta per fare quinta,  ma se ci penso ora dove credevo di andare...come pensavo di andare a scuola con 33 chili addosso? Come avrei fatto con le lezioni se non riuscivo nemmeno a seguire quelle di guida? Mah. Pensavo di scalare il mondo come sempre, ma la malattia mia ha fermata.
Forse è stato meglio così.  Il fondo ormai era toccato, e andare oltre sarebbe stato assurdo.
Però ripensare al fatto che quest'estate tornerò a comprare il diario, quaderni e altro...beh mi genera tristezza dentro.
La malattia è brava a portare via le cose, te le prende e poi non te le restituisce, a patto che tu non sia disposto a sputare sangue per riaverle. E a volte non basta. Serve altro. C'è bisogno di forza,  di volontà,  di determinazione,  di coraggio....e di mille altre cose ancora.
Ma come l 'onda del mare, la malattia risucchia ciò che ti sta a cuore e se lo porta via con sé,  si porta via una parte del tuo cuore, che lentamente ghiaccia e diventa freddo. Niente e nessuno riesce più a scaldarti. L'unica chance è buttarsi in quel gelido mare burrascoso e andare alla ricerca dei ricordi perduti, delle emozioni, delle cose perse, delle amicizie, della forza. Una ricerca senza sosta, che può durare mesi, anni...non si sa quando finirà la ricerca. Non c è un tempo prestabilito.
Forse quando sentirai il tuo cuore diventare più caldo, quello è un segno che hai ritrovato un frammento della tua vita.

domenica 7 aprile 2013

Il mio piccolo ometto



Caro Filippo,
Ieri abbiamo festeggiato i tuoi quattro anni. Quanto stai crescendo,  stai diventando un vero e proprio ometto.
Non so per quanto tempo ancora la tua Mimmi avrà mal di pancia, non lo so. Per spiegare a mio nipote il perché io mangio diverso dagli altri e perché sono dovuta stare in ospedale per settimane, gli abbiamo detto che è perché ho mal di pancia e devo prendere una  medicina nel mio cibo.
Mi fai così tenerezza quando con quei tuoi occhioni azzurri me lo domandi, e tra me e me penso che vorrei entrare nella tua piccola testolina per sapere cosa pensi di questa madrina...magari quando sarai più grande, abbastanza per conoscere certe cose, te lo spiegherò,  ti racconterò tutta la verità.  Adesso ti sto mentendo, ma non posso fare diversamente.
Filippo, tu mi fai sempre sorridere. Quando ero in ricovero pensavo a te, non vedevo l'ora che mi dessero un permesso di uscire da quelle mura bianche e poterti abbracciare.  Quando finalmente abbiamo passato tre ore insieme,  ero perfino emozionata; potevi vedere che stavo meglio, che avevo il sorriso, ero emozionatissima al pensiero di poterti abbracciare.
Mi fai sempre scappare un sorriso, perché certe battute le puoi fare solo tu, innoquamente ovvio. E poi essendo io bassa e magra, pensi che io sono ancora piccola, e allora vuoi sempre aiutarmi a fare le cose. Ma ho 18 anni!
Pensa ne avevo 14 quando tu sei nato, e mi ricordo la paura che io provavo ne, tenerti in braccio,  perché avevo la paura di farti cadere o tenerti male. E quà mi scappa da sorridere nel vedere una foto in cui tu a tre anni tieni in braccio Alessio, il tuo fratellino,  quando aveva solo pochi mesi...
 Quanto sei unici Filippo, quanto sono fiera di te.
Sto lottando anche per te, perché tu  meriti una madrina e zia migliore di quella che sono ora, tu meriti una madrina che ti insegni a volerti bene...
Ma prima devo imparare io a volermi bene, poi ti insegneró la tattica.
Ti voglio bene

sabato 6 aprile 2013

Le strade non sono tante, sono solo due

" la questione non è trovare la sua strada...lei le strade le ha già trovate e le conosce,  deve solo decidere quale prendere". Cit. Dott.

Infondo, se ci pensiamo bene, le strade sono due, così come sono due le nostre possibili scelte: o scegliere la strada della malattia,  o scegliere di avventurarsi nella vita quotidiana.
Cosa voglio fare io? Domanda difficile, quanto la risposta.  Giusto ieri mia mamma mi ha chiesto " ma sei sicura di voler proprio proprio guarire? O solo un poco? Devi fartele queste domande. Dici tante cose ma poi alcune crollano".
Mia mamma ha ragione.
Cosa devo rispondere? Io voglio guarire, io voglio uscire da questa gabbia,  ma fino a quando mi torturerò psicologicamente e fisicamente, ciò non è possibile.
L'altro giorno ho visto una ragazza che ho conosciuto e che soffre di dca, ma sta decisamente meglio. Il suo viso era splendente, i suoi occhi brillavano ed era felicissima di come le stavano andando le cose...devo ammettere che un po' di invidia nei suoi confronti l 'ho provata, lei sta guarendo. Invece io, anche se tutti dicono che sono forte, sono una lumaca nei progressi.
Io voglio guarire, ma una parte di me è ancora attratta dalla malattia,  dalla magrezza,  dal controllo, è proprio una forza  dentro di me che si nota anche dall'esterno quando prende il controllo. Invece l 'altra mia parte, passatemi il termine,  è quella che si fa il "culo" per uscire dallo schifo in cui mi ritrovo.
Un bivio, due possibilità.  Io opto per la seconda. Ci provo.

venerdì 5 aprile 2013

il mio papà

Sabato scorso io e mio padre siamo andati in un centro commerciale per trascorrere un po' di tempo insieme...
Già.
Con mio padre ho sempre avuto un rapporto conflittuale,  più di tutto non comunicavamo tra di noi, perché a me davano noia molte cose del suo comportamento,  alcune anche legate al cibo.
Ho iniziato ad essere in conflitto con lui soprattutto quando la sua fabbrica lo ha messo in cassa integrazione,  e quindi mi sono vista portare via da lui i pranzi, le cene,  le notti a dormire con mia madre, questo perché lui essendo un operaio faceva i tre turni.
Ho sofferto per questo perché mi sono vista portare via del tempo intimo tra me e mia madre, che a quel tempo, non essendoci l'anoressia di mezzo, eravamo entrambe parecchio spensierate,  e io non pretendevo da me il massimo dalla scuola. Quando mio padre rimase a casa dal lavoro,  nel suo modo, cercò di avvicinarsi ba me, a quella figlia con lo sguardo sempre cupo e perso nel vuoto.
Più o meno, i miei problemi alimentari iniziarono quando lui si trovò a condividere con me tutti i pasti; con ciò non voglio dire che è colpa sua se mi sono ammalata,  perché dietro al dca ci sono altre cose...
 E il rapporto conflittuale continuò fino a quando io non fui ricoverata,  fino a quando non l 'ho visto piangere per la situazione,  piangere per me, , abbracciarmi forte dicendomi " sei grande piccolina".
Da quel momento la rabbia nei suoi confronti si attenuò , fino quasi a sparire.
Ma da quando lui ha fatto il primo passo verso di me, io con sforzi ho cercato di aprirmi a lui... scoprendolo come una persona molto attenta all'ascolto e alla comprensione.
Abbiamo così iniziato a passare diversi pomeriggi insieme,  a condividere emozioni...ha saputo darmi consigli senza influenzarmi, mi ha ascoltata in silenzio, senza giudicarmi, donandomi solo parole di conforto.
Io ghiaccio si è rotto. E io ne sono contenta.
Ti voglio bene papà

giovedì 4 aprile 2013

Un bel vaff...qualche volta ci sta

"Sai cosa ti dico...che tu sei una ragazza troppo brava vero?"
"Già me lo dicono in molti chissà perché"
"E a volte vorresti mandare a quel paese delle persone ma non ci riesci. È così vero tesoro? Ma tu un bel vaffanculo lo puoi dire....lo so è molto diretto come messaggio. Magari puoi dire un va....no, vaffanculo puoi dirlo, hai 18 anni".

Dialogo tra me e un'infermiera.
È vero, qualche volta posso mandare alcune persone a stendere, mica sono obbligata a essere sempre la brava ragazza.
Quindi un vaff a chi mi ha fatto delle domande sapendo di farmi stare male;
Un vaff a chi mi sfrutta solo per sfogarsi e quando sono io quella bisognosa, mi volta le spalle e prende le distanze;
Un vaff a chi mi ha abbandonata solo perché ho rifiutato il suo corteggiamento;
Un vaff a chi mi ha vista cadere nell'anoressia e godere di ciò;
Un vaff a chi ha preferito ossessionarmi gli scorsi anni con discorsi su diete, calorie e cibi pur conoscendo il mio problema;
Un vaff a chi godeva quando prendevo voti scolastici più bassi dei suoi;
Un vaff a chi invece si lamentava in continuazione con la sottoscritta, mentre  mi trovavo in situazioni peggiori delle loro;
E un bel vaff all'anoressia,  che mi ha portato via troppe cose, la vita e la felicità prima di tutto.

mercoledì 3 aprile 2013

Quella strada si chiama guarigione

Questa mattina mi sono obbligata a consumare lo spuntino delle otto...che altro
potevo fare?
Se non mi obbligo a mangiare quel fruttino mi viene così facile evitarlo...ormai il mio stomaco si era abituato a non mangiare più alle otto di mattina e resisteva bene fino alle undici. Ma il mio schema prevede questo spuntino,  e non facendolo ho perso peso.  Quindi il modo per tornare sulla buona strada? Reinserirlo.
Non è stata una passeggiata,  anzi è parsa come una continua lotta  continua tra " lo mangio o non lo mangio?  ?"
Dopo circa dieci minuti ho aperto quel fruttino: alla vista di quella pappetta mi si è chiuso lo stomaco e mi ha invasa un senso di nausea pazzesco. Dopo averlo mangiato mi sono sentita uno schifo: mangiare senza fame, per me è come perdere il controllo.
Ma davvero non avevo fame?
No. È una bugia che mi sono raccontata io per eliminare quel fruttino,  ma il mal di testa che provavo era la prova concreta che così non andava,  che il mio corpo necessitava di zucchero per andare avanti,  così come una macchina ha bisogno del carburante per andare avanti.
Cosciente dell'errore commesso, in questi ultimi giorni ho ricominciato a seguire il mio schema alimentare a pennello.
Non è facile, no che non lo è.  Forse se pensate tra voi e voi ad un fruttino dite "e cosa vuoi che cambia?". Vi assicuro che cambia,  per la testa cambia. In passato sono arrivata a pensare che anche solo una forchettata di verdura in più avrebbe potuto farmi aumentare di peso.
Già.  Forse è meglio non guardare indietro ma in avanti. C 'é  una strada che aspetta di essere calpestata dai miei piedi taglia 35, giorno dopo giorno.
E quella strada si chiama "guarigione".

martedì 2 aprile 2013

chiamiamola scivolata??

Non serve raccontarsi la storia che da domani si cambia, che dal domani tutto andrà meglio come per magia.  No è inutile,  io ho passato anni a dirmi "da domani inizio a mangiare" e poi non ci sono mai riuscita... e adesso arriva un altra prova per me.
Sto ricominciando ad avere problemi, non riesco nemmeno più a mangiare delle barrette kellogs che hanno 80 calorie e 1 per cento di grassi. Vado avanti a fruttini e yogurt bianchi magri.
L'ultima volta che sono salita sulla bilancia il peso era sceso, si tratta della settimana passata...e io in quel momento non so cosa ho provato. Ero quasi entusiasta davanti a quel numero sceso, e mi sono detta "brava, vedi che puoi ancora perdere peso?". Questa è la mia parte malata già,  che in queste due ultime settimane ha ripreso il controllo.
Mi dispiace scrivere queste cose, davvero. Ma non voglio mentire.
Mille post scritti sulla voglia di guarire,  di vivere,  di combattere,  di fare passi in avanti,  per poi cadere nuovamente in quei pensieri malsani,  nel pensiero "devi restringere che sei forte". Sei forte?
Ma che cavolo dico?
Eppure ci sono momenti in cui sono cosciente di ciò che faccio, e allora seguo il mio schema alimentare,  e i momenti in cui la malattia prende il possesso di me.
Possiamo chiamare queste due settimane una scivolata?
Ora mi rialzo e riprendo quel peso,  perché voglio poter fare cose che il mio sottopeso non mi permette di fare.
Facile da scrivere, difficile da fare.
Ma devo farcela. Manca un mese e finisco il dh, ho lavorato bene su di me fino ad ora e adesso?
Essere divisa in due mi distrugge...ma ce la voglio fare,  accettando tutto l 'aiuto che ho.
Un abbraccio ♥

lunedì 1 aprile 2013

per favore, scegliete la vita

E da un po' di tempo che mi sono messa in testa l 'idea di essermi andata a cercare la malattia, di aver voluto entrare nel tunnel...
Infondo mi sono sentita dire più volte che a me non manca niente, posso avere tutto ciò che desidero, non sono mai stata grassa e quindi non ho avuto mai il bisogno di dimagrire ; però se la malattia mi ha fatto perdere venti chili al tempo del ricovero...non penso sia solo una strada cercata. È stata una soluzione ad un problema, ma una soluzione sbagliata.
Io non mi sono cercata la malattia,  anche perché posso dirvi che è davvero un inferno quando ci si è dentro fino al collo ...e anche dopo perché pur essendo cosciente dei pensieri malsani,  si continua ad averli, e a volte ad assecondarli, pur sapendo che è una mossa sbagliata.
Non so, la malattia si comporta come le sirene nell'odissea...ti incanta, ti ammalia, ti attira, fino a quando non ti uccide dentro e fuori. È questo richiamo però non scompare nel semplice momento in cui cerchi di allontanarti da Lei, continua a persistere in sottofondo, con il suo canto maligno e ingannatore.
Una sirena insopportabile,  ma quasi indispensabile.
Una sirena pericolosa ma affascinante, è amara ma dolce, è sbagliata ma si fa seguire con non so quale potere.
LEI è una bestia.
Dovete capirlo.  Tutti. Sia chi non ne avrà mai a che fare, sia chi , in una piccola parte di sé,  continua a farsi la guerra, continua a controllare ossessivamente ciò che mangia...
Perché posso dirvi una cosa... è strana detta da una persona malata da dca,  ma il cibo non è un problema.  Il problema sta nella testa.
Per qualsiasi persona sana il mangiare è indispensabile,  è un piacere....
Potrebbe essere così anche per noi, ma non ce la facciamo. Siamo terrorizzate da egli. Siamo spaventate dalla nostra immagine...
Solo una raccomandazione: chi per caso sta prendendo una strada sbagliata,  vi prego,  tornate indietro. Io darei tantissimo per tornare indietro. Ma ormai il passato è passato. Non posso far altro che guardare in avanti.
Ma tutti meritiamo di vivere.
Fate attenzione
, vi prego.
Un abbraccio a tutti ♥