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lunedì 6 luglio 2020

In questo preciso istante


Guarda dietro il mio sorriso,
guarda oltre il mio aspetto fisico...
mi vedi?
Sto ancora in piedi, nonostante tutto.
Guardami, ti prego guardami.
Mentre sono ancora in alto.
Osservami e ricordati di me in questo preciso istante,
perchè potrei cadere da un momento all'altro.
Magari mi vedrai e non ti accorgerai nemmeno della mia lotta continua.
Sono un'equilibrista,
sono ancora sul filo.
Ho paura del vuoto,
ma ho anche paura della vita.

venerdì 24 giugno 2016

Citazioni e perplessità

Questa mattina mi sono trovata in una situazione che ha confermato quanto la società sia malata, quanto i media e il mondo dello spettacolo possa influenzare le menti delle persone e portarle alla malattia.
Ero in Piazza dei Signori a Padova, vicino alla mia sede universitaria. Ero seduta tranquilla sui gradini di un palazzo aspettando il bus per tornare in collegio. Si avvicinano un gruppo di ragazzine che avranno avuto 16 anni circa; due di loro stavano mangiando e una dice alle sue amiche " ragazze ieri mi sono pesata e ho perso tre chili. Ecco perchè oggi posso mangiare questo mega panzerotto alla nutella. Se no con il cavolo. Però ho perso peso. Figo no?".
E fu così che calò il silenzio. E insieme mi caddero anche le braccia.
Penso che la mia mimica facciale in quel momento sia stata al top. Mi è venuto spontaneo guardare i fisico di quella ragazza: era un figurino, stretta in quei pantaloni aderenti taglia "inesistente".
Una di loro allora risponde: " Anche io sono a dieta! non mangio più carboidrati! E bevo tantissime tisane drenanti".
E fu così che mi alzai e decisi di aspettare il bus in piedi, perplessa per queste frasi senza senso.
Ma perchè poi mi devo stupire?
Ci troviamo nella società dell'apparire, questi discorsi sono all'ordine del giorno. Perfino le farmacie fanno a gara per vendere beveroni magici per perdere peso o creme snellenti. Altro che salute, ormai si pensa solo più all'estetica, al denaro, alla moda.
Esistono poi quelli che si chiamano disturbi alimentari; quelle malattie mentali a volte letali.
Perchè tutto comincia con una dieta, una semplice dieta che si trasforma in una gabbia, in un incubo, un vortice nero. E allora, forse in quel momento, molte persone e società dovrebbero iniziare a porsi delle domande.

martedì 21 giugno 2016

La sfida è questa: provare a cambiare

Controllo. Parola chiave nei disturbi alimentare.
Il controllo nasce da una paura, la paura che qualcosa sfugga dal controllo
Questo controllo non ha un fine, si arriva ad un punto in cui il controllo ti controlla, sembra riempire quel vuoto che provi dentro di te, ma poi non basta mai.
E' come un circolo vizioso: il super-io che è maniaco abbassa l'autostima, più tu ti ritiri dal mondo, più lui ti ripete che lo fai per essere al top, per diventare migliore, per avvicinarti sempre più verso quella perfezione tanto ambita.
Ci si abitua talmente a controllare gli aspetti della propria vita che tutto diventa una trappola, non ci si ricorda perchè lo si ha fatto la prima volta. Funziona così nelle dipendenze, il ricordo di quando tutto ebbe inizio è sfocato.

La sfida è questa: provare a cambiare, sperimentare, fare le cose in un altro modo. Proviamoci.
Ne vale la pena, ne vale la vita.
Dobbiamo smentire le idee che ci tengono radicate alla malattia.
Non è facile, ma non siamo sole. Chiediamo aiuto: non bisogna avere paura di disturbare perchè anche noi abbiamo un posto nel mondo.
Un abbraccio
Faby

lunedì 20 giugno 2016

Istanti colorati di una vita caotica

Eccomi!
Buongiorno people!
Domanda essenziale: quali sono stati gli istanti di vita di cui ho potuto godere grazie a questo mio fisico " normale"?
Prenderei in esame gli ultimi due mesi... perchè?
Perchè a inizio anno ho avuto una butta ricaduta. Avevo perso parecchio peso, tanto che la responsabile della casa di cura dove sono stata ricoverata lo scorso anno voleva ricoverarmi di nuovo. Ma io mi sono imposta di riprendermi da sola; l'ho fatto per diversi motivi: perchè dentro di me una vocina mi diceva che ne sarei stata in grado, facendo leva sulla grande importanza che ha per me l'università, per il mondo di bene che voglio a tutta la mia famiglia, per la fiducia che mi sono dovuta sudare per trasferirmi in Veneto e perchè confesso che il ricovero è un luogo quasi idilliaco, dove tutti ti capiscono e il ritorno alla realtà è una vera mazzata sui denti, cosa che non vorrei rivivere.
Ho ricordi bellissimi del ricovero e vorrei che rimanessero solo quelli.
Quindi... piano piano mi sono rialzata e la fatica è stata enorme, ho dovuto accettare i miei limiti, attestare ed accettare che fisicamente stavo a pezzi: solo andare a lezione per me era una fatica disumana, tornavo in collegio incapace di aprire ancora un libro per la stanchezza...

Ho assaporato vita quando sono uscita la sera con alcune ragazze del collegio per sentire una band che faceva una cover di Vasco e Ligabue e mi sono trovata in prima fila a ballare e cantare con tutta la mia voce le canzoni che conoscevo. Ridevo, mi divertivo, ero leggera, nonostante quei leggins troppo stretti e la maglia larga per nascondere il ventre gonfio... ma chi ci pensava in quel momento?
E' stata vita quando dopo una pizza con amiche, ci siamo ritrovate a dividerci una vaschetta di gelato ricordandoci di quanto è dura la vita da studente durante le sessioni di esami. Ho mangiato gelato, non so quanto, ma era forse normale? o meglio così buffa come scena.
Ho vissuto al compleanno di mio nipote A. quando dopo aver cenato e mangiato una fetta di torta, mi sono ritrovata a giocare a fresbee con altre persone e a pallone con entrambi i miei nipoti.
Ho vissuto quando sono andata a mangiare una pizza in compagnia dei miei genitori e non è mai calato il silenzio a tavola, perchè di solito accade quando sono presa dai miei pensieri catastrofici su calorie e robe varie... e soprattutto ho mangiato in mezz'ora e non in un'ora com'era solito mio fare seguendo i dettami del dittatore dentro la mia testa.
E' vita ascoltare musica, quella passione che avevo abbandonato da anni perchè fonte ansiogena. E' vita guardare un film con amiche o con la mia mamma.
Ho festeggiato compleanni, e ne ho evitati altri. Per paura, per questioni legate al cibo, all' ingrassare e al peso. Ne sono consapevole, a volte scappo dalle situazioni perchè ho imparato a sentire quando sono davvero in pericolo e quindi cerco di tutelarmi, a volte rinunciando; e la rinuncia fa male ma non sono ancora così forte ed elastica da non avere più ostacoli. A volte la rinuncia e l' evitamento sfociano in comportamenti malati, come abbuffate, sensi di colpa, solitudine, tristezza, senso di non appartenenza.
Ma sono umana e ho ancora tante cose su cui lavorare. Ci sono ancora molti aspetti della malattia da debellare. Il percorso è ancora lungo, ma intanto a volte la vita mi illumina e io a braccia aperte la accolgo.
VORREI ESSERE VITA. VORREI ESSERE VIVA.

domenica 19 giugno 2016

Questa pagina mi appartiene, ricomincio da qui

Buongiorno gente!

Mi fa uno strano effetto tornare su questo blog... recentemente mi sono raccontata su un secondo blog: http://goccedimemoria-pulce.blogspot.it , ma non mi sono sentita a casa, ho sentito che quella pagina non mi apparteneva, non era mia. Invece quì, nonostante siano passati anni, a rileggere i miei post mi emoziono, mi fanno rivivere situazioni, momenti belli e brutti...
Adesso sono cresciuta, non sono più la Faby di tre anni fa, sono cambiata e meno male.
Se vi chiedete se sono uscita da questo tunnel buio dei dca, la risposta è no, non ancora, ma è cambiato il modo in cui lo vivo.
Frutto di un percorso in una clinica privata per la cura dei disturbi alimentari? può essere. Ma non bastano solo le cure.
Ho cambiato stile di vita, città, aria. Adesso sono un'universitaria, vivo a Padova, studio, seguo corsi, sostengo esami. Faccio fatica a concentrarmi, vivo con il pensiero del cibo, ma almeno provo a vivere. A volte cado, mi faccio male e tanto, mi permetto di piangere e poi mi rialzo.
Il mio corpo dopo anni di carestia ha deciso di farsi sentire prepotentemente, richiede cibo. A vedermi ora sembro una normalissima ragazza di 22 anni senza nessun problema, il mio corpo non parla più, non urla più quel dolore, anche se nella mia testa continua a permanere. Come risolvere questa ambivalenza?
Ogni settimana ho una bravissima psicologa pronta ad ascoltarmi, sostenermi e ogni tanto sgridarmi. Ogni tre settimane ho una dietista pronta a rispondere ai miei dubbi e ogni due mesi ho una visita con una delle psichiatre più brave nel campo.
Tutto questo è necessario ma non basta per guarire.
Oggi com'è il mio rapporto con il cibo?
Sento fame, magio e forse a volte un po' troppo... ho qualche abbuffata. Qualche giorno restringo un pochino, sapendo però che questo porta ad abbuffarmi. E allora sto cercando un equilibrio che devo ancora trovare. Ci sono tanti cibi che vorrei mangiare ma non riesco ancora a permettermeli. Mentre altri sono rientrati nella mia alimentazione. Il prezzo da pagare?
L'aumento del peso. L'accettazione di sè. Quest'ultima ancora non riesco ad accettarla, ma non bisogna tornare indietro, e allora procedo, PERCHE' LA VERA CONQUISTA SONO ISTANTI DI VITA.
Cos'è cambiato da due anni fa?
Quali sono stati i momenti di vita più belli che ho vissuto?

A queste domande risponderò nella prossima puntata ;-)... non voglio annoiarvi con post troppo lunghi.

Un abbraccio
Fabiana


mercoledì 24 giugno 2015

Emozioni da condividere con voi, Sono tornata

5 mesi e 10 giorni...
400 km di distanza da casa...
Il ricovero più difficile, utile, consapevole, pieno di giornate grigie e nere, ma che hanno anche visto l' amore, l' amicizia, la gratitudine, la fiducia, la paura, le lacrime, i sorrisi, gli abbracci, le cadute, le piccole vittorie, le soddisfazioni, sfociare da una semplice parola " aiuto"... circondata da uno staff di medici, infermiere, operatrici che sono UMANE, che provano EMOZIONI, che mi hanno ascoltata, compresa. E tante compagne di viaggio, arrivate da ogni parte d'Italia, con le quali ho condiviso questo percorso, le giornate, i pensieri, le confessioni.
Mi sembra ieri quel 7 gennaio 2015, inizio del mio ricovero: i pianti, la nostalgia di casa, l'impossibilità di contattare qualsiasi persona per le prime due settimane. La voglia di scappare, di andarmene da quel luogo che è poi diventato la mia seconda casa, la bolla di protezione, l'aiuto che inconsciamente stavo gridando con il mio corpo.
Adesso sono tornata, con fatica ho lasciato quella culla, tra abbracci e parole di conforto, lacrime e tante emozioni. Si, emozioni, perchè adesso so riconoscerle, so viverle anche se a volte fa male.
Vorrei condividere molte cose con voi...
se avrete un po' di pazienza...
un poco alla volta.

con affetto
Pulce

venerdì 26 dicembre 2014

Natale e dintorni


Spero che il vostro Natale non sia stato rovinato troppo dal dca. Spero che abbiate passato una giornata abbastanza calma...
Io dopo anni e anni penso di aver passato il mio primo Natale decentemente.
Ho festeggiato con mia sorella e famiglia, quindi anche i miei nipoti e forse sapete già quanta forza mi danno; e poi non so se avete notato ma i bambini hanno quasi un potere in più rispetto a noi adulti: donano amore incosapevolmente.
Avevo deciso di mangiare un po' diversamente dagli altri giorni, cioè uscre dal mio schema alimenatare ferreo e concedermi qualcosa... quindi sapevo a cosa andavo incontro. Mi sono concessa un pizzico di valeriana con mezzo uovo sodo, una purè di zucca con un cucchiaio di crema alla ricotta e gorgonzola, una mini- crepe ricotta e spinaci, un cucchiaio di le,ticchie con una fettina di cotechino.
E fin quà tutto bene, tanti sensi di colpa ma anche soddisfazione nel ritrovare quei sapori. Ho parlato a tavola, ho espresso pareri sul cibo, ho aiutato i miei nipotini a mangiare chiedendomi dove mettono tutta la roba che riescono a mangiare ( davvero tanto!!!!).
E' arrivato il panettone. Al cioccolato. Mi ha fregata. Ne ho mangiato due fette. Troppo.
 Ho cercato di mantenere la calma, mi sentivo stra in colpa, mi sentivo gonfia, avrei voluto tornare indietro e non accanirmi sul panettone... ma io lo so, so di essere ghiotta di dolci, so di poter esagerare su quelli... Per evitare di focalizzare il mio pensiero su ciò che avevo mangiato sono andata a giocare con i miei nipoti. Non mi sono isolata anche se avrei voluto gridare a tutti " guardate come sono diventata? golosa e basta, mangerei dolci e solo dolci! ma non posso ingrassare, non devo..."
Alla sera, ancora ripensando al panettone, mi sono convinta che sia stato solo un errore di percorso. Infondo erano settimane che non mi concedevo qualcosa di dolce e quindi è quasi normale che davanti a quella bontà io abbia un po' esagerato. Ho ripensato alla giornata senza il fattore cibo, alla mia corsa il giorno precedente a comprare dei cappellini da babbo natale per me e i miei nipoti, ai segnaposto fatti a mano da me, alla sveglia la mattina presto per andare alla funzione in chiesa, le foto vicino al mio alberello, l'entusiasmo dei miei nipoti davanti a tutti i loro doni...
Ancora oggi penso al panettone di ieri, a quella fetta di troppo... ma messo sulla bilancia insieme a tutto ciò che ho vissuto in preparazione a questo Natale e al calore che alcune persone importanti mi hanno fatto sentire nell'ultimo periodo, è niente. Quel dolce è niente in confronto al resto...
E oggi sono ritornata a seguire il mio equilibrio alimentare.
Fabiana 1
Anoressia 0

martedì 23 dicembre 2014

REGALARE LA NOSTRA PRESENZA

Come ogni anno mi ritrovo vicino alle vacanze natalizie, con davanti a me una pagina bianca su cui poter dar voce ai miei pensieri, il desiderio di trovare sotto all'albero un cervello meno bacato del mio ma soprattutto sento la mancanza di alcune persone che dovrebbero essere con me ma qualcuno lassù ha voluto portarle via... comunque...
Cosa dire?
So che il Natale e il Capodanno è un periodo difficile per chi soffre di un disturbo alimentare; per quanto mi riguarda, sono cinque anni che vivo questo periodo come una minaccia: panettone, pandoro, pranzi e cenoni con i parenti, visite degli amici. Sì perchè senza girarci tanto intorno, tutti sappiamo che il cibo è spesso oggetto di condivisione, porta con sè festa, congregazione e questa è una di quelle situazioni. Il Natale è una festività, vediamo le persone che si scambiano gli auguri, che fanno battute sul grasso, diete, panettone, e noi? in quei momenti vorremmo sparire dalla circolazione.
Abbiamo due possibilità: cercare di trascorrere i giorni festivi con i nostri parenti oppure stare chiuse nei nostri gusci e non partecipare alle "radunate".
Ipotesi uno: prendere la decisione di partecipare al Natale e giorni pericolosi per la nostra alimentazione. Cosa potrebbe succedere?
Siamo costrette a guardare in faccia i nostri problemi, potrebbe andare meglio di come pensiamo,  sicuramente avere vicino qualcuno che sia a conoscenza del nostro "sforzo" e ci tenga la mano è un grande aiuto. Possiamo decidere di seguire il nostro schema alimentare rigidamente, ma essere presenti il giorno di Festa e condividere quel giorno con tutti i presenti. Qualcuno si potrà sentire sicuro facendo in questo modo, altri patiranno la vista di quel cibo tanto desiderato ma non concesso, non si permetteranno di sgarrare allo schema e soffriranno per questo motivo. Può succedere, siamo umani, ma secondo me quello che conta è ESSERCI, REGALARE LA NOSTRA PRESENZA.
Non è facile e lo so perché ogni anno ho scelto si mangiare il mio misero pasto anche il giorno di Natale e veder tutti gli altri buttarsi su squisitezze varie. Avrei voluto piangere in quei momenti, mi sentivo più che in festa in depressione. Avrei voluto essere sola, annullare quel giorno, perché mai doveva essere festa? Festa per chi?
Forse qualcuno tra di voi se lo domanda, forse vorrebbe passare le festività solo per essere al "sicuro" con il cibo, o per dedicarsi ai soliti rituali di binge, alle abbuffate, alle mangiate senza fine di nascosto.
Qualcuno avrà già deciso di stare solo, di non festeggiare, e non mi riferisco ai festeggiamenti con il cibo, ma a quelli fatti di emozioni, scambi di opinioni, risate, tranquillità.
Chiedetevi se ne vale la pena, stare da soli mentre tutto il mondo intorno festeggia.
Ci meritiamo anche noi un po ' di caldo affettuoso nel cuore.

Non mi sento di scrivere " Buon Natale! "! Perché sappiamo che non sarà facile, quindi vi auguro di avere forza, coraggio, testardaggine, per continuare la vostra partita per conquistare la vita.
Un abbraccio